Vittorio Marenghi: come si rinnova la tradizione
TEMPO DI LETTURA: 6 min
Vittorio è il più giovane della famiglia Marenghi, erede di Cartiera Mantovana, azienda storica per la produzione di carte riciclate da più di 17 generazioni. In ordine, Cartiera Mantovana è la seconda impresa a conduzione familiare più longeva d’Italia.
Oggi Vittorio è responsabile della Divisione Commerciale dell’azienda e Presidente del Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Mantova.
Lo abbiamo incontrato nella campagna mantovana, a casa sua. Accanto a lui Gordon, l’amico labrador color cioccolato da cui, se può, non si separa mai.
17 generazioni sono un’infinità di tempo. Cartiera Mantovana è un esempio imprenditoriale da ammirare e da cui prendere ispirazione. Ce la racconti?
Se osserviamo la cifra in anni fa ancora più effetto: sono passati 407 anni dalla sua fondazione. Un’azienda così antica, così carica di storia porta con sé un bagaglio di grandi responsabilità.
La nostra forza penso che sia la credibilità che è stata costruita e nutrita negli anni dal lavoro e dalla serietà della mia famiglia: un’azienda che è sul mercato da quattro secoli rende orgogliosi anche i nostri clienti.
Riguardo il mio lavoro, è ciò che mi piace fare. Ci sono giorni in cui mi sento di incarnare perfettamente la massima di Confucio: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita”.
Può fare paura ereditare una realtà così imponente.
Quando mio padre è mancato io avevo 13 anni e mio fratello 19, perciò lui soprattutto si è ritrovato in azienda da giovanissimo con dovere e responsabilità. La fortuna è stata aver ricevuto un’eredità più simbolica e valoriale da nostro padre: la dedizione e l’amore per il lavoro. Fin da giovanissimi ci siamo sentiti responsabili dell’azienda: il senso del dovere che abbiamo respirato è lo stesso che mi porta oggi a tenere in braccio la mia adorata figlia di 8 mesi in cartiera. Sarà ovviamente libera da grande di scegliere il percorso lavorativo che più la farà felice, ma non nego che mi piacerebbe che prolungasse la tradizione.
Quali sono i tuoi primissimi ricordi legati a Cartiera Mantovana?
Da bambino mi ricordo le montagne di carte nei piazzali dell’azienda e l’odore inconfondibile della carta appena prodotta. Mi ricordo l’ufficio di mio padre con alle pareti i suoi trofei automobilistici, i premi ai meriti lavorativi e le nostre foto sopra la scrivania.
Ricordo poi i nostri camion con i teloni blu. Quando ero piccolo mi sembravano giganteschi, mi affascinavano.
Fare impresa significa anche avere la responsabilità di lavoratori e famiglie. Quanto conta un clima lavorativo sereno?
I tuoi dipendenti sono parte fondamentale del tuo stesso progetto. Credo che, in ultima analisi, alla base ci sia una questione di rispetto. L’ambiente sano di lavoro si basa sul sentirsi tutti parte integrante dell’azienda. È molto importante anche alleggerire le distanze tra i ruoli.
L’imprenditore deve essere serio e oculato: trasmettere leadership e autorevolezza è fondamentale.
Cosa rispondi a chi dice di non credere nei giovani e che certi ruoli andrebbero affidati solo a professionisti con pluriennale esperienza?
Non è una questione di età ma di serietà. Nel momento in cui crolla la serietà cade il castello dell’esperienza, anche se pluriennale. Per quanto mi riguarda ambizione e serietà sono le due caratteristiche che più apprezzo.
Nel nostro settore lo sviluppo tecnologico conta enormemente e in questo i giovani sono imbattibili.
Cos’è per te il made in Italy?
Onestamente, non mi sono mai trovato a riflettere troppo sul significato di questa espressione. Io vivo e lavoro nel made in Italy da sempre e non sarei capace di immaginare un altro mondo senza l’importanza che naturalmente diamo alle tradizioni, alla ricerca, alla qualità. Siamo stati educati così dalle generazioni precedenti ed è fisiologico cercare le stesse caratteristiche anche negli acquisti che facciamo. Il vero problema ora è tutelarlo, dal momento che è stato copiato così tanto.
C’è qualcosa che invidi degli altri Paesi?
Trovo ammirevole la dedizione al lavoro che accomuna gli asiatici, l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità dei paesi nordici e vorrei qui in Italia un po’ di quel sano patriottismo che è tipico delle grandi nazioni. Più che patriottismo lo chiamerei amor proprio, amore per le nostre radici e per quello che siamo e sappiamo fare.
Raccontaci una tua giornata tipo.
La presidenza del Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Mantova richiede tempo. Un impegno che ho assunto con grande dedizione e che si aggiunge ai pregressi impegni lavorativi che mi dividono tra la città di Mantova e la Toscana, dove amministro altre aziende di famiglia.
Mi piace iniziare la giornata con un abbraccio a mia figlia, una colazione sana e una passeggiata con Gordon, il mio cane. Solitamente, quando sono a Mantova, trascorro molte ore in ufficio.
Come ti vesti per una giornata lavorativa e per il tempo libero?
Riflettendoci… Fino a 5-6 anni fa indossavo prevalentemente jeans. Un capo resistente, ma scomodo se portato tutto il giorno. Adesso sto puntando sulla comodità, forse sto invecchiando! (ride, ndr).
Trascorro molte ore in macchina e mi capita di passare la mattinata in cartiera per poi partecipare ad un meeting importante in un’altra città, o viceversa. Le giornate sono lunghe e devo sentirmi sempre a mio agio e comodo, ma anche curato. Per questo scelgo solitamente un modello di pantaloni chino o con pinces non vistose e un semplice maglione. Da alternare in primavera con un blazer.
Anche il tempo libero lo passo in macchina, macinando km. Colleziono auto d’epoca: un’altra passione che ho ereditato da mio padre che nel ‘56 aveva partecipato alla “Mille Miglia” con una Ferrari 250 GT consegnatagli da Enzo Ferrari.
Ti rivedi nello stile proposto da lirecento?
Assolutamente sì. Le linee sono molto semplici e i colori tenui, facilmente abbinabili. La forza dei capi proposti sta nell’essere molto versatili, giovani e che si adattano a tantissime occasioni restando sempre comodi. Quando trovo un brand, come è lirecento, che mi piace, che riassume il mio gusto e che rispecchia gli stessi valori di made in Italy in cui credo, mi appassiono e ne divento un grande fan.
I.B.